S.Pietro in Montorio

Poi ci sono i luoghi delle passeggiate all’imbrunire. Con il sole già tramontato e quella luce inconfondibile della notte imminente.

Quelle che vorresti non finissero mai. Quelle che non sai dove ti porteranno ma che hanno comunque un inizio. Magari dall’alto, dove non ti fai confondere dai dettagli e la vista è più ampia (sta mania dei droni!).

Iniziamo da Porta San Pancrazio al Gianicolo, fine ‘800, niente di che, (mi serviva un inizio!) e scendiamo per Via Garibaldi.

Ma che sanno gli altri di quando la luna si specchia dentro il Fontanone?

Che poi si chiama Fontana dell’acqua Paola e l’architetto, fortuna vuole, è Carlo Fontana (facile no?). Lo stesso di Montecitorio per capirsi.

È tutto un biancheggiare di marmi, luci scenografiche, riflessi nell’acqua. La Grande Bellezza insomma.

Lo sguardo è ampio. Può abbracciare tutto. Si distinguono il Pantheon, Palazzo Farnese, l’orrido Altare della Patria, Villa Borghese. Qui Roma ti abbraccia e scalda il cuore. La senti. Senti le sue vibrazioni.

È tempo di scendere (non molto) e andare a guardare un gran pezzo di architettura: il Tempietto di San Pietro in Montorio. Intagliata dalle mani esperte di quel furbacchione di Donato Bramante, amico di Papi e Re (stavolta il Re di Spagna).

Capolavoro del Rinascimento (1500 proprio). È un condensato di storia dell’architettura. Ha tutto: pianta centrale, fila di colonne (peristilio), trabeazione di ordine tuscanico, tamburo, cupola in calcestruzzo, Rimando all’architettura romana, come Vitruvio vuole (90-60-90 ecco).

Di sera, con la cancellata, è come guardare dal buco della serratura. Ci si può perdere in tanta perfezione.

Dove arriva la passeggiata?

Io mi fermo qui. Non riesco a staccare lo sguardo.

Continuate voi.

Sotto c’è Trastevere, c’è Roma.

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