Terme di Diocleziano

E poi ci sono i luoghi delle tracce e dei segni.

Quelle delle molliche di Pollicino. O quelle dell’unisci i punti della Settimana Enigmistica , (curiosamente ricomparsa in casa adesso, come fosse Agosto).

Quelli dello spazio dei silenzi nei dialoghi asciutti dei film di Antonioni.

Quelli che lasciano spazio come i libri (quelli belli).

Quelli come Piazza della Repubblica disegnata sul tracciato delle antiche Terme di Diocleziano (306 d.c.) da Gaetano Koch nel 1898.

La Piazza delle manifestazioni e su cui affaccia(va) il Dipartimento di Progettazione. Il mio castello dorato dove studiavo la realtà delle periferie romane come un entomologo nel suo laboratorio.

Dove Blu non ancora blu ha visto il miracolo della sua prima neve a Roma. E correndo a capofitto per le scale, mani in su e lingua di fuori ad acchiappare i suoi primi fiocchi.

Dove solo dentro Santa Maria degli Angeli puoi sentire e misurare con i tuoi passi.

E solo uno come Michelangelo poteva intervenire (1562). Con un restauro conservativo dell’antico tepidarium e degli spazi annessi inventando una pianta a croce latina (con i bracci uguali, fidatevi).

Qui il vuoto intercluso, un pieno, con le sue misure e il suo carattere lo senti tutto. Lo percepisci nelle sue dimensioni ciclopiche.

E nonostante l’aspetto sacro, deputato al corpo di Cristo, togli trucco e parrucco degli interventi successivi (Vanvitelli 1750)ed ecco lo spazio romano che Sta. Come il Pantheon.

La facciata concava è la nicchia del calidarium. È uno dei tanti puntini.

Poi, all’interno, i puntini si uniscono.

Caffè e cannolo da Dagnino sotto la galleria. Per chi ha fretta caffè al chioschetto.

Graditi altri consigli, ricordi e commenti.

Fate voi.

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