Via dell’Orso

Foto Max Berardi
Foto Max Berardi

E poi ci sono i luoghi segnati da un solo ricordo. Dove il luogo diventa frammento della città invisibile.

Come il Parco ai confini di Prati e la barzelletta della rana dalla bocca larga.

Come la terrazza condominiale e la super luna.

Come il muretto dietro la chiesa di piazza dei Navigatori e il primo bacio.

Come il soggiorno di casa dei miei e la marcia di Radetzsky ascoltata per la prima volta durante il tradizionale concerto di Capodanno.

L’inatteso che rende discontinuo lo scorrere ordinario del tempo. Come direbbe Recalcati e il suo Lacan. Che diventa spartiacque tra un prima e un poi.

Via dell’Orso con il suo palazzetto del 1571. Albergo che ospitò Dante Goethe e Gogol.

All’ultimo piano uno dei tanti locali che frequentavo. La Cabala.

Non il mio preferito.

La musica che ti lasci alle spalle. Il bagno delle femmine in marmo di Carrara e un enorme specchio a parete.

Voci che alzano il volume e riempiono lo spazio.

Due ragazze bionde, una (non amica mia, mia compagna di classe), l’altra (amica mia, non compagna di classe).

La non amica urla contro l’amica. Le sta facendo una scenata di gelosia perché la mia amica sta frequentando un’altra (!).

Indelebile evento inatteso che ha cambiato per sempre la mia vita.

Quella che era solo un’amica è diventata una di quelle fondamentali.

Del luogo, della Cabala non ho memoria. Della nostra amicizia me ne ricordo sempre.

Graditi consigli, ricordi, playlist, frammenti

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