Colonna di Marco Aurelio
E poi ci sono i luoghi puntiformi. Quelli che segnano il paesaggio. Landmark appunto.
Quelli che da lontano interrompono l’andamento regolare dello skyline della città. E da vicino tocca alzare lo sguardo al cielo.
Un po’ come fanno gli incontri improvvisi. Quelli che interrompono lo scorrere regolare della vita.
Un sussulto. Un’emozione improvvisa.
Un dettaglio: il tono della voce parole che risuonano uno sguardo che si volta un buon profumo oppure un sapore.
Picchi emotivi.
Elementi verticali ecco.
E Roma è piena di obelischi (egiziani, trasportati insieme agli schiavi) e di colonne monumentali (erette sempre dagli schiavi).
Come la colonna di Traiano che celebra la vittoria sui Daci o la Colonna di Marco Aurelio a piazza Colonna (176-199) per celebrare la vittoria sui Barbari. Raffigurati senza la pietà della colonna Traiana (un capolavoro di Apollodoro di Damasco), trasfigurati nella sofferenza. Un racconto crudele alto 100 piedi romani.
E i Romani sono stati maestri di schiavitù. Hanno costruito un Impero.
C’è una furia iconoclasta per la morte ingiusta di George Floyd. Cristoforo Colombo gettato nel fiume o decapitato. Colston e Churchill. In Italia Montanelli.
La HBO cancella dalla programmazione Via col vento. E Mami Hattie McDaniel è stata la prima donna afroamericana a vincere un Oscar.
Un film, un obelisco, una colonna, una statua, un incontro, tutto fa parte della nostra Storia.
C’è la bellissima equazione di Dirac di fisica quantistica: “Se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possiamo più descriverli come due sistemi distinti, ma in qualche modo sottile diventano un unico sistema.
Quello che accade a uno di loro continuare ad influenzare l’altro, anche se distanti chilometri o anni luce”. Ecco quel Tutto fa parte del nostro paesaggio. Ne siamo comunque influenzati. Abbattere non serve a nulla. Conserviamo con sguardo critico il passato.
Perché fa parte della nostra Storia e tutto può ricomporsi in un pulviscolo di rumori.